ATTIVITA’ DELLA BIBLIOTECA

Incontro con Annalaura Guastini

Anche quest’anno noi alunni delle classi terze e quarte della primaria Dante abbiamo incontrato l’autrice Annalaura Guastini.

Da subito è stato amore a prima vista: una deliziosa ragazza dai capelli lunghi e neri e occhioni sorridenti.

Non credevamo ai nostri occhi! Una donna così giovane già  famosa come scrittrice.

Eravamo affascinati dalla sua voce dolce e soave mentre raccontava la storia del suo libro.

Ci ha svelato che Lila, la protagonista, è nata dall’idea di descriversi  da piccola. Sì proprio Annalaura da bambina ma più coraggiosa e indipendente.

Poi ha descritto tutti i personaggi della storia. Le istitutrici, antagoniste, vere e proprie cattivone.

Tutti intenti ad ascoltarla sperando che ci raccontasse il finale ma lei è rimasta vaga e non ha svelato la conclusione della storia.

 “Vabbè ci toccherà leggere tutto il libro!”

In fila ad attendere l’ autografo e i saluti finali con la speranza di rivederla  presto per la presentazione del suo nuovo libro.

Grazie Annalaura!

Scrivere, che passione!

Qui di seguito, potrete immergervi nel racconto di una nostra giovanissima scrittrice in erba. Buona lettura!

La bambina dal cappotto rosso

CRASH! Un altro rumore preoccupante provenne da sotto la macchina mentre Jack provava a riprendere il controllo del veicolo: il volante girava all’impazzata, i freni stridevano e l’auto slittava sull’asfalto ghiacciato. Jack sapeva benissimo che se avesse continuato così si sarebbe schiantato al primo ostacolo; provò in tutti i modi a rallentare la corsa del mezzo ma ormai non c’era più speranza. 

Le sue sfortune erano cominciate quella mattina quando una strana bambina con un cappotto rosso gli aveva chiesto un passaggio; dato che era di fretta aveva rifiutato, ma da quel momento tutto era andato per il verso sbagliato. 

Un incidente lo aveva rallentato tantissimo, Jack guardò l’orologio da polso: 8.15. Era già in ritardo per il lavoro! Osservò la scena mentre passava di fianco a un’ambulanza; seduta sopra quest’ultima, circondata dalla polizia, c’era la stessa bambina che poco prima gli aveva chiesto il passaggio. Si mise un attimo a scrutarla ma quando incrociò il suo sguardo, un brivido gli percorse tutta la schiena. Poi, però, il traffico si smosse e poco dopo si era già dimenticato di lei.

Jack, che era un operaio, arrivò presto al cantiere a cui stavano lavorando, ma appena mise un piede fuori dalla macchina iniziò a nevicare. Fantastico! Ora avrebbero dovuto lavorare al freddo e senza un tetto sulla testa, pensò Jack. Irritato, sbrigò velocemente tutti i lavori del giorno e quando salì in macchina, il suo unico pensiero era quello di tornare a casa il più in fretta possibile.

L’asfalto, per il freddo, si era ghiacciato. Jack non guidò con attenzione e, quasi a metà tragitto, incontrò un ostacolo in mezzo alla strada: una bambina con un giubbotto rosso. Jack sterzò di colpo per evitarla, ma quando si girò per controllare se stesse bene l’inquietudine si trasformò in paura: la bambina stava ridendo.

A quel punto accelerò subito per andarsene, ma non aveva considerato il ghiaccio e così si ritrovò ad aver perso il controllo dell’auto. Jack provò in un ultimo disperato tentativo a scendere dal veicolo, ma le portiere si erano ghiacciate per il freddo.

Non c’era più nulla da fare, Jack aspettò l’impatto.

Si girò un’ultima volta verso la strada e vide la bambina che lo salutava con la mano, sorridendo.

Il corpo fu ritrovato alle 8:15 del mattino dalla polizia, l’incidente aveva creato molto traffico. Di fianco alla macchina distrutta c’era un’ambulanza sulla quale una bambina con un giubbotto rosso sorrideva.

di Sole Aramini, 2H polo musicale Ennio Morricone.

Storie da brivido

Una serata spaventosa

Era la notte di Halloween, Harry, Angy e Jack si erano recati all’ Ex Albergo “Giardino” vicino alla stazione. Davanti alla porta  trovarono un mazzo di chiavi insanguinato;  anche se impauriti i ragazzi decisero di giocare a nascondino. La tana del gioco era una grande quercia che si trovava nel giardino. Jack iniziò a contare fino a cento;  Harry ed Angy si nascosero dietro il muretto di un vecchio pozzo. C’era un silenzio d’oltretomba che fu interrotto da un forte boato, sembrava che si fosse rotto il vetro di una finestra. I due ragazzi, incuriositi, entrarono nel vecchio albergo : vi era  buio pesto. Nell’atrio c’era un tavolo pieno di polvere e sotto Harry trovò una torcia, controllò che fosse funzionante e la accese.I ragazzi videro delle scale piene di ragnatele, ma  salirono ugualmente al piano superiore. Ad un tratto sentirono una porta cigolare; camminando nel lungo corridoio videro una porta socchiusa, non sapevano se entrare : avevano molta paura. Aprirono la porta, ma non videro niente di strano poi sentirono dei passi, e videro un’ ombra e una luce che si accendeva e si spegneva. Si voltarono per scappare e sentirono delle urla, scesero di corsa giù per le scale. Davanti ai loro occhi videro scritte sul muro queste parole :”Scappate o vi prendo”. Sembravano scritte con il sangue. Allora i ragazzi si avviarono all’uscita e videro un telo bianco davanti a loro. Era Jack che , con tutti i suoi scherzi:  l’ombra, la torcia che si accendeva e si spegneva, le urla spaventose, la scritta con il sangue finto e il telo bianco da fantasma li aveva spaventati.

I ragazzi scoppiarono a ridere e andarono a fare dolcetto-scherzetto tra le case di Voghera.

ANDREA, ANASTASIA E YOUSSEF

 

Vampiri al manicomio

 

In una fredda notte di ottobre tre ragazzi decidono di andare al vecchio manicomio abbandonato, incuriositi da strani rumori.

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Giacomo e Virginia ed io stiamo andando al vecchio manicomio abbandonato perché ogni mattina per andare a scuola ci passiamo davanti e, sentendo sempre dei rumori, vogliamo sapere chi li produce.

Arrivati davanti al grande edificio vediamo delle pietre sporgenti e decidiamo di arrampicarci. Troviamo una finestra socchiusa, la apriamo ed entriamo nell’atrio. Non vedendo niente accendiamo le torce  e vediamo delle ossa sparpagliate per terra.

“Ma siamo proprio sicuri di restare qui tutta la notte?” sospira  Giacomo.

“Non avrai mica paura!” gli rispondo. “Io paura?ma no!”risponde Giacomo. “Basta discutere” urla Virginia “Non fate i bambini e camminate”.

Camminiamo per un lungo corridoio, notiamo alle pareti quadri inquietanti  e, a metà corridoio c’e una porta: Virginia  propone di entrare. Entriamo e vediamo un ammasso di stracci che si muovono. Virginia ordina “Luca, Giacomo levate quegli stracci, io esco un secondo”. Io e Giacomo obbediamo e veniamo assaliti da uno stormo di pipistrelli. Li allontaniamo con le mani, poi ci voltiamo per cercare Virginia e la vediamo a testa in giù con un aspetto lugubre e spaventoso, la carnagione chiara e gli occhi rossi come il sangue e i canini lunghi e affilati.

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“M-ma sei un vampiro?!” balbetta Giacomo quasi svenendo”. “Sì e adesso uno di voi morirà!” grida Virginia quasi facendo una risata malefica .Estrae dallo zainetto una boccetta di veleno ,la beve e con un morso dritto nel collo uccide il mio amico Giacomo. Mi volto per scappare , ma appena provo a correre sento dei canini trafiggermi il collo : sto per diventare un vampiro .

 

Da quella notte non si è saputo niente nè di Luca nè di Virginia .Forse sono ancora al manicomio pronti a mordere chiunque entri.

Martina,Caterina,Greta.

Il Vecchio Orfanotrofio

Lucy ha 70 anni e abita a Milano da quando ne aveva 15.                                              Decide di andare a trovare la sua migliore amica a Voghera. Passeggiando per il viale della Repubblica,le due amiche passano davanti al Centro Adolescere,l’ex orfanotrofio e Lucy vedendolo,ricorda i momenti passati lì.

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Quando era piccola,Lucy essendo orfana,ha infatti vissuto all’orfanotrofio per 15 lunghi anni. Una notte successe un fatto sconvolgente. Mentre tutti dormivano,una voce terrificante la svegliò. Lei si alzò dal letto e andò in bagno per sciacquarsi il viso. Aprì il rubinetto e uscì un’acqua rossa che pareva sangue. Alzò lo sguardo e vide, nello specchio davanti a lei, la sagoma di una suora al suo fianco.Sobbalzò,si girò,ma non vide nessuno. Pensò che era solo frutto della sua immaginazione,quindi tornò a letto. Chiuse gli occhi,ma non riuscì a dormire. Li riaprì e si ritrovò la suora seduta in fondo al suo letto. Non seppe cosa fare e cercò di chiamare aiuto,ma dalla sua bocca non uscì alcun suono. Vide,dietro la suora,il suo amico John che con il lenzuolo cercava di strozzarla. I ragazzi si accorsero che la suora era un fantasma poichè le lenzuola le passarono attraverso e improvvisamente sparì nel nulla.

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Il ricordo era così presente nella sua mente che decide di raccontarlo alla sua amica mentre continuano tranquillamente la loro passeggiata. Dopo un’ora,però,durante il tragitto riappare quella sagoma familiare: la suora. Le due amiche si spaventano a morte e cercano di scappare,ma le loro gambe non si muovono. La suora si avvicina sempre di più. Le due amiche cercano di urlare,ma le loro corde vocali si spezzano senza lasciar loro la possibilità di parlare. La suora ha raggiunto il suo obbiettivo e quindi se ne ritorna nell’orfanotrofio sorridendo.

Valentina,Aurora,Sara

LA VILLA FANTASMA

 

Il sole stava tramontando, quando noi  eravamo già dentro Villa Iria. Il primo a metterci piede fu Matteo che vide subito un lungo corridoio che finiva con una scala. Tutto il corridoio era ornato da quadri rappresentanti demoni giapponesi. Ci incamminammo nella prima stanza: era piena di ragnatele tanto che una ci arrivò addosso. Pensando che fosse apparentemente una normale stanza da letto ce ne andammo: ma subito dopo sentimmo una strana voce che diceva:”Avete fatto un errore ad entrare”. Da sotto le coperte uscì una tarantola che ci venne incontro seguita da un centinaio di altri aracnidi più piccoli. Noi scappammo subito richiudendoci la porta alle spalle con un gran botto sollevando molta polvere. Ci fermammo un momento per riflettere sull’ accaduto. Eravamo tutti in silenzio, quando si sentì un miagolio stridulo dal bagno;  Matteo si offrì per andare a controllare cosa stesse accadendo. Aprendo la porta vidi un gatto impiccato su un muro con dietro una scritta incomprensibile. Io e Luca provammo ad entrare ma la porta era chiusa. Percepimmo il rumore dei rubinetti che pian piano la riempivano d’acqua. Vedemmo passare sotto la porta dell’acqua rossa come se qualcuno ci fosse morto dentro. Spalancammo la porta non più bloccata e… Vedemmo il cadavere di Matteo incatenato ad una vasca, ma il sangue non era il suo perchè era quello della scritta sul muro ormai scomparsa. Presi dal panico cercammo l’uscita , ma subito dopo i ragni si fecero rivedere. Erano più grandi perchè avevano mangiato la porta ma anche più lenti. Noi uscimmo ma il fantasma della bambina, uscita dal pozzo immobilizzò Luca che venne mangiato vivo dai ragni. Continuai a correre fino alla fine del viale e vidi il fantasma che gettava il cadavere nel pozzo.

Luca ,Simone ,Matteo

Il fantasma del teatro alla Scala

 

Mi presento: sono Benny, il fantasma sconosciuto del Teatro alla Scala .

Sconosciuto perchè sono talmente bravo che nessuno è mai riuscito a vedermi o a percepirmi.

Il vantaggio  di essere fantasma è che posso visitare tutti quei luoghi che gli spettatori non hanno mai visto, come ad esempio l’ archivio costumi .

Un altro vantaggio ,di non poca importanza, è che io posso assistere a tutti gli spettacoli e alle prove gratuitamente.

Quando vado nell’ archivio costumi è fantastico perchè posso indossare ogni volta un costumo diverso e trasformarmi in tanti personaggi differenti.

Il costume che preferisco è quello di Mozart, perchè il mio desiderio più grande è quello di diventare un grande pianista come lui.

Purtroppo sono diventato fantasma prima di poter realizzare il mio sogno.

Però ogni notte, io scendo nella buca dell’ orchestra , apro il pianoforte e inizio a suonare: una musica meravigliosa riempie il teatro e io ,per un momento, divento il pianista che sognavo di essere.

Luca