Concerto di Natale

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Il 16 dicembre gli alunni dell’ I.C. via Dante, preparati dagli insegnanti di strumento (Angelini, Buccino, Guerciotti, Lisandria, Passiatore, Ricciardi e Vaccari) si sono cimentati nell’esecuzione di diversi brani musicali per il concerto di Natale. L’orchestra, diretta dal professor Buccino e il coro sono stati ospitati dalla chiesa di Santa Maria delle Grazie. I brani erano ovviamente centrati sul tema del Natale, ma alle melodie più famose e tipicamente “natalizie” se ne sono accostate altre altrettanto celebri ma meno tradizionali; il repertorio  comprendeva famose colonne sonore di grandi artisti. Fra questi spiccano, solo per citarne alcuni, Ennio Morricone e Vangelis. L’orchestra ha cominciato con un brano noto a tutti noi: il nostro inno nazionale composto da Mameli, e ha poi proseguito con il celebre “Gabriel’s oboe”, brano composto da Morricone per il film “Mission”. Si è suonata anche l’ Ave Maria del compositore Gounod, oltre a quella del cantautore Fabrizio de Andrè. Fra i brani più classici troviamo invece “Astro del ciel”. Nella seconda parte del concerto l’ orchestra è stata affiancata dal coro “Camerata Iriense”, che ha accompagnato i seguenti brani :“Momenti di gloria” tratto dall’ omonimo film, il tradizionale “Merry Christmas” di John Lennon e per concludere il celeberrimo “I will follow him” tratto dal film “Sister Act”. L’ orchestra è riuscita a fare immergere il pubblico in una piacevole atmosfera natalizia e tutti gli insegnanti sono stati molto soddisfatti dalla buona riuscita del concerto di Natale, che è ormai diventato una tradizione per la nostra scuola.

Jacopo P.

L’uguaglianza in Bangladesh: Swapon e il suo sogno

L’incontro con Swapon (parola che in bengalese significa “sogno”: un nome, una garanzia), un virtuoso cittadino del Bangladesh ribattezzato Lino, avvenuto il 19 Ottobre scorso è stato particolarmente significativo. Egli, insieme alla nostra concittadina Silvia Rovelli, ci ha parlato dell’associazione “Dalit”.
La bandiera del Bangladesh, che rappresenta col verde la natura e col rosso il sangue e la passione dei patrioti
Questa è un’organizzazione non governativa nata nel 1999 e volta a supportare la casta dei Dalit bengalesi, i cosiddetti “intoccabili” o “fuori casta”: infatti l’organizzazione sociale bengalese è da secoli strutturata sull’appartenenza di casta propria della religione induista, che è effettiva dalla nascita e non si può modificare durante il corso della vita; questa differenza di ceto comporta anche diverse abitudini, comportamenti, norme sociali, paghe, condizioni di vita… Le caste principali sono (in ordine d’importanza secondo la società) quella dei sacerdoti, quella dei guerrieri, quella dei commercianti, quella degli artigiani ed infine quella degli intoccabili, in indiano Parìa ed in bengalese, appunto, Dalit.
Essi vivono in condizioni nettamente inferiori rispetto alle altre caste pur facendo i lavori più umili e utili, ne sono esempi  il bracciante agricolo, il netturbino, il becchino, la donna di servizio, l’operaio tessile. Il problema principale riconosciuto è la scarsa educazione, soprattutto femminile, che permette ai potenti di tenere i Dalit pressoché schiavizzati. Essi infatti senza istruzione non riescono ad accedere ai servizi primari fra cui il diritto al cibo e alla salute e a chiedere dignità a chi li opprime. Quindi devono sopportare una costante malnutrizione, forti abusi su donne e bambini (ad esempio i frequenti matrimoni precoci, che secondo la legge possono avvenire già dall’inizio della pubertà, a 12 anni), sfruttamento della manodopera infantile e discriminazione del genere femminile. La povertà però è dovuta in parte anche alla forte sovrappopolazione (1.119 abitanti per chilometro quadrato di media, la capitale Dhaka raggiunge i 14 milioni di persone) e alla scarsa fertilità e produzione del terreno agricolo, per questo sarebbe importante un progresso tecnologico nella coltivazione.
Lavori negli sterminati campi di riso, ancora completamente manuali
 
L’idea dell’associazione nasce perché Swapon, fin da ragazzo, si rendeva conto della situazione miserabile in cui viveva la sua comunità e dell’importanza primaria dell’istruzione per i bambini e lui alla nostra stessa età aveva già creato la prima scuola nel suo villaggio, in cui insegnava ai più giovani insieme ad alcuni coetanei. In questo suo progetto è stato aiutato da Don Lupi, un sacerdote che viveva nei pressi della sua abitazione e che l’ha spinto a convertirsi dall’Induismo al Cattolicesimo, prima di trasferirsi in Italia. Dopo aver girato quasi tutta la nostra penisola,  ora vive a Voghera, dove porta avanti quest’associazione con il supporto dell’Associazione Centro Orientamento Educativo di cui fa parte la sua aiutante vogherese Silvia (http://www.coeweb.org/ ).
Il progetto, poco aiutato se non addirittura osteggiato dal Governo Centrale Bengalese, supporta circa 8000 famiglie di alcuni distretti meridionali del Paese. I cooperanti intervengono a cercare di ridurre la discriminazione dei “fuori casta” sensibilizzando sia i nobili che gli stessi Dalit, per avvicinare i punti di vista completamente differenti e per rendere consapevoli gli “intoccabili” della loro situazione in modo che possano migliorarla, ovviamente attraverso l’istruzione. Inoltre promuovono le tradizioni artigianali locali contro la tendenza a lavorare nelle monoculture per i contadini o nelle industrie tessili per gli operai urbani. In caso di disastri naturali (abbastanza frequenti in quella zona che, oltre ad affacciarsi su un mare turbolento e ventoso come l’Oceano Indiano, si trova sulla faglia tra la placca tettonica indiana e quella asiatica) come il catastrofico terremoto e maremoto del 2004 aiutano i villaggi in difficoltà a rimettersi in piedi.
L’associazione è contattabile tramite il sito http://dalitbd.org/ e il nostro istituto si sta organizzando per donare qualcosa di utile alla loro scuola per Dalit.
Chi lo desidera contatti la professoressa Bruna Inglese per maggiori informazioni. Aspettiamo anche il vostro contributo!!
Simone F. Elena B.

ALCE ROSSO: il gioco più divertente del mondo

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Alce Rosso è un gioco a squadre che richiede lealtà, autonomia e la capacità di pensare ad una strategia.

Si gioca in due squadre, dislocate in due basi poste ben lontane tra loro. Ogni squadra dovrà posizionare un proprio stemma nel bosco. Lo scopo del gioco è  conquistare la bandiera degli avversari per riportarla nella propria base.

Ogni partecipante avrà una fascia legata in testa con scritto un numero di tre o più cifre scritto sopra che rappresenta la sua vita.

Infatti: come si può fermare un avversario, eliminandolo dal gioco? Leggendo ad alta voce il numero sulla sua fronte, che ovviamente non può essere coperto con le mani.

Buon divertimento!

Riccardo e Filippo

Fauna e Flora della Penicina

La Fauna

I boschi intorno alla Penicina sono popolati da tante specie di animali, grandi e piccole.

Sappiamo per certo che sono presenti roditori, come scoiattoli e ghiri; tante specie di uccelli, come fringuelli, gufi, allocchi;  mammiferi come cinghiali, volpi, cervi e addirittura lupi e infine rettili.

Nel nostro soggiorno abbiamo percepito la presenza di animali tramite le tracce che hanno lasciato, ma sfortunatamente non li abbiamo potuti osservare direttamente, perché eravamo troppo rumorosi.

Durante la nostra escursione nel bosco però siamo riusciti a vedere le impronte di cinghiali e di cervi.

La nostra guida, Alberto, che è una persona molto attenta nel muoversi nel bosco, si è accorta subito della presenza di un’impronta fresca. Il nostro compagno Luca l’ha fotografata e la potete vedere qui sotto.

Abbiamo vista un’altra orma, probabilmente di un cerbiatto che è scivolato più volte lungo un pendio.

La presenza di queste impronte è importante perché sta ad indicare che questi boschi sono popolati dai cervi. La nostra guida ci ha spiegato che erano almeno dieci anni che non si vedevano orme di questi animali.

A differenza dei cinghiali che nei nostri boschi abbondano, tanto da costituire quasi un problema, i cervi sono una rarità pertanto è necessario proteggerli e non cacciarli.

Tracce di attività venatoria però le abbiamo osservate: abbiamo infatti trovato un proiettile da fucile da caccia anche questa fotografata da Luca.

Speriamo che nessuno pensi di sparare ai cervi!

Luca, Marcello, Sasha

 

LA FLORA 

Il parco di Penicina è una riserva naturale piena di flora. Il bosco arriva fino a 6/7 ettari, mentre il parco che circonda le varie strutture non arriva neanche a 1 ettaro.

Si trova a 1100 metri sul livello del mare.Essa si trova ai piedi del Penice.

Questo parco si trova al centro di quattro regioni: Lombardia, Liguria, Piemonte, Emilia Romagna, tanto che l’appennino che lo circonda si chiama Appennino delle 4 regioni.

Dal parco, se la giornata è limpida, si può ammirare il Monte Rosa e il Monte Cervino.

Questo parco ha molte varietà di piante tra cui:il larice, l’abete, la betulla, la querce e molte altre specie di piante.

In una piccola parte del parco si può notare che le piante sono disposte a forma di pentagono.

Abbiamo visto molte piante aghifoglie, osservando che anche in autunno non perdono le foglie.

In mezzo a un immenso prato si può ammirare una pietra conficcata nel terreno: essa viene chiamata Dolmen.

Al confine del parco vi si trova un immenso bosco di faggi. Poco prima si trovano imponenti abeti, dove alle sera vi si stanzia un gufo.

Alla Penicina abbiamo svolto un gioco che consisteva nel ritrovare l’albero prima toccato ad occhi chiusi grazie alla guida di un compagno e ci hanno fatto imparare giochi che si possono fare con la flora!

In autunno a terra vi sono milioni e milioni di foglie con cui noi bambini giochiamo divertendoci.

Sotto questo masso nero abbiamo avuto la fortuna di trovare un muretto di pietre poste una sopra l’altra senza malta.

Il nostro educatore ci ha spiegato che le popolazioni che abitavano queste terre hanno costruito questi muretti per difendersi dalle altre popolazioni.

Molto bello è lasciare delle piccole costruzioni fatte da noi con materiali trovati per terra in ogni sentiero in cui camminavamo.

Bisogna rispettare la natura e  non rovinarla.

Beatrice, Matilde, Alice e Viola

 

 

LA LEGGENDA DEI SASSI NERI

 

La leggenda dei Sassi neri racconta che il monaco irlandese Colombano arrivò a Bobbio e incominciò a costruire la sua Abbazia in quelle terre dove fino ad allora il Cristianesimo non era arrivato.

Il Diavolo, furioso per quell’intromissione, per disturbare la costruzione, prese a lanciare degli enormi macigni. Ma il Santo Colombano, con un gesto miracoloso, bloccò tutti quei massi sulla cima della montagna.

Come tutte le leggende, anche questa dell’origine dei Sassi Neri ha un suo fondamento di verità: infatti si tratta di una roccia di origine vulcanica quindi di fatto, questi serpentini che sono detti ofiolitici provengono proprio “dall’inferno“, cioè dagli strati più profondi della crosta terrestre.

Gabriele