Io e il coronavirus

Diario di un periodo vissuto chiuso in casa per l’emergenza Coronavirus COVID 19

febbre

Il coronavirus, questa epidemia ormai mondiale sta “assaltando” le nostre TV, il telegiornale ci aggiorna sempre su ciò che succede nel mondo e ora sta parlando praticamente solo del COVID 19, anche nelle pause pubblicità ci danno indicazioni, consigli per contrastare questa malattia.

Questo coronavirus si può definire in diversi modi: malattia, epidemia, (nome tecnico) COVID 19, c’è addirittura chi afferma sia solo un’influenza, ma sinceramente non ho mai visto nessuno morire di influenza; ritengo sia un’epidemia, di cui ancora la provenienza non è certa. Però questo momento, almeno per me è invivibile! Devo stare sempre a lavarmi in continuazione le mani, devo mettere quintali di amuchina che serve per eliminare i germi e batteri.

amuchinamani

Inoltre il ministro della pubblica istruzione ha avuto l’iniziativa di fare questa didattica a distanza: io non ce la faccio più a seguire il programma scolastico!
La chat dei genitori è piena di compiti da fare e sinceramente sono un po’ indietro.
Sento troppo la mancanza dei miei compagni di classe, tutti, sia quelli a cui sono più amico sia a quelli meno; in questi giorni mi sto ricordando di tanti momenti passati insieme: le risate, le liti .

E anche le maestre mi mancano un po’: quando mi richiamavano se facevo qualcosa di sbagliato, i bei voti presi a scuola (purtroppo mi ricordo anche dei brutti voti). Ah, che bei momenti! Ma quando torneremo a scuola, se prima o dopo giugno so che sarà dura.
L’unico vantaggio che riesco a trarre da tutto ciò che non si recupera a giugno… almeno per ora, chi lo sa magari poi cambiano idea (speriamo di no).

Ma ora torniamo nel fulcro della situazione, qua in Lombardia non è molto bella la situazione, (come nel resto dell’Italia) perché non si può più uscire di casa, se non per fare rifornimento di cibo, per lavoro o per problemi di salute (non per il COVID 19).
Infatti i negozi di alimentari e farmacie sono aperti. Ma sapete di chi è una buona parte di colpa? Io si, ed è di quegli sconsiderati che nonostante il presidente del consiglio Conte abbia comunicato di non uscire dalle proprie abitazioni, dopo la chiusura della Lombardia si sono frettolosamente recati in mucchio, violando la regola del metro di distanza, nella principale stazione di Milano, così se uno di questi avesse avuto il virus l’avrebbe trasmesso sia ai passanti in stazione e sia ai parenti o amici dai quali si sono recati.

stazione
Ma il vero problema non è la gravità del virus ma è il fatto che in tutta Italia ci sono 3.000 posti letto in terapia intensiva su 60.000.000, quindi i medici sono arrivati al punto di scegliere chi salvare e chi no.
Speriamo presto di tornare alla vita di tutti giorni.

Umberto Rescalli classe 4^A Dante