” Ognuno è padrone della propria vita”

Lunedì 26 ottobre mi sono recata ,insieme ai miei compagni di classe, al Cinema Teatro Arlecchino di Voghera per assistere ad uno spettacolo sulla legalità intitolato “Padroni delle nostre vite”  tratto da una storia vera,quella di  Pino e Marisa Masciari.

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Questo spettacolo interpretato da Ture Magro è iniziato con un monologo che spiegava la vita di Pino fino al 1990. Infatti, il padre di Pino era un imprenditore edile e poiché Pino “è stato cresciuto nei cantieri”,si appassionò a questo lavoro. Divenuto maggiorenne Pino iniziò a lavorare con suo padre nella stessa azienda fino a che,poiché il commercio era più stabile,aprì una sua azienda edile. Per i seguenti due o tre anni Pino costruì edifici senza problemi e così si fece una famiglia. Poi, iniziarono a presentarsi nel suo cantiere alcune persone che gli richiedevano il 3 per cento del suo guadagno. Ma Pino non accettò. Così queste persone tutti i giorni gli facevano visita al cantiere,ed insistevano per ottenere ciò che volevano. In seguito iniziarono a minacciarlo di bruciargli il cantiere. Nonostante ciò Pino non si rassegnava. Così, queste persone lo iniziarono a seguire, sapevano dove abitava,i posti che frequentava,i suoi orari di chiusura e di apertura del cantiere. Pino aveva capito che quelle persone appartenevano alla mafia calabrese, l’ Andrangheta. Inoltre sapeva che non solo a lui richiedevano una percentuale di guadagno,ma anche agli altri commercianti: l’unica differenza è che la gente per timore pagava e non diceva niente a nessuno,invece Pino non voleva pagare ma intendeva far sapere che dei politici corrotti e alleati con la mafia lo perseguitavano. Così andò dalla polizia a testimoniare ciò che gli stava accadendo e di conseguenza avviatano la procedura adatta per i testimoni di giustizia. Quindi il giorno seguente Pino,sua moglie Marisa e i suoi due figli furono costretti a traslocare a Ravenna. Andarono ad abitare in una casa isolata nella quale non potevano uscire ed avevano a disposizione due guardie del corpo. Secondo Pino era profondamente ingiusto perché per lui dovevano andarsene i mafiosi e non lui e la sua famiglia che erano testimoni di giustizia. Inoltre dovettero aspettare di ricevere dei documenti di copertura che però non arrivarono mai. Così i suoi figli furono costretti ad andare a scuola con il loro nome reale mettendo a rischio la loro vita. Dopo essersi traslocati a Ravenna cambiarono altre due volte città fino a quando la procedura non fu più valida. Infatti erano ormai passati 4 anni da quando Pino andò dalla polizia a testimoniare. In quell’arco di tempo soltanto una volta i mafiosi tentarono di ucciderlo,ma fortunatamente con lui c’era la polizia. Così Pino tornò a vivere in Calabria con tutta la sua famiglia. Tutt’oggi dispone di due guardie del corpo. Di persone come lui ce ne sono davvero poche,infatti in Italia i testimoni di giustizia sono solo 85. Inoltre Pino gestisce una pagina web in cui documenta tutto ciò che fa,in modo che se gli dovesse accadere qualcosa,la gente lo viene a sapere. Migliaia di persone ormai lo supportano. Sulla sua storia si sono basate molte compagnie teatrali per produrre uno spettacolo per i ragazzi,ma la compagnia Sciaraprogetti ha reso il messaggio dell’esperienza di Pino ben esplicito:”OGNUNO È PADRONE DELLA PROPRIA VITA”.

Clarissa P.