Una” vogherese ” a Cracovia  

Abbiamo intervistato Gabriella Buzzi, figlia del noto attore vogherese  Beppe Buzzi, giornalista teatrale che vive e lavora in Polonia, a Cracovia.

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Ci può raccontare qualcosa di sè?

Sono arrivata ieri dalla Polonia,dove abito e lavoro come inviata di spettacolo per alcuni giornali, ma vent’anni fa ero professoressa alle scuole superiori. Mi sono laureata in Lettere con specializzazione in critica teatrale, spinta ed aiutata dal papà. Ho fatto anche l’attrice ed ho insegnato nella scuola di recitazione sua e di Malacalza nel teatro Alle Grazie. Per poter dirigere la scuola di teatro facevo la pendolare Cracovia-Voghera e l’ho fatto per ben venticinque anni.

Cosa pensa della chiusura del teatro?

Quando si chiudono posti del genere così pieni di storia si prova molto dispiacere; sarà difficilissimo sostituire un luogo così importante. Voghera avrebbe bisogno della sua vita culturale e le realtà locali devono  sostenerla.

Cosa significa per lei il teatro?

Il teatro per me è soprattutto vita, non potrei vivere senza. Per me rappresenta la famiglia  perchè nel teatro sono cresciuta e la maturità, perché è stata una delle mie importanti scelte, fatta a prescindere dall’opinione dei miei genitori.

Per quanto tempo ha calcato le scene Beppe Buzzi?

Per più di settant’anni: ha cominciato  a recitare a 14 anni ed è vissuto fino ad 86 anni, continuando a lavorare fino alla morte:scriveva commedie anche quando non poteva più recitarle .

Sarà possibile ripetere l’esperienza del teatro Alle Grazie?

Per mancanza di mezzi economici è improbabile che si riesca ad avere un nuovo teatro e luoghi come il nostro a Voghera . 

Ha mai pensato di creare una propria compagnia?

No, non mi interessava creare una mia compagnia teatrale; mi sono sempre appoggiata a quella di mio padre.

Cosa pensa del teatro italiano e che differenza c’è con quello polacco?

Essendo all’ estero non conosco molto il teatro italiano,ma penso che,come in molti paesi, stiamo attraversando  una fase di passaggio fra la tradizione gloriosa (Strehler, Ronconi, De’ Filippo…) e l’innovazione della tecnologia. In Italia il cinema ha preso molto spazio al teatro ed ora sta perdendo terreno a causa di Internet. In Polonia invece ė molto più professionale ed attaccato alla tradizione; il popolo ė particolarmente affezionato alle  rappresentazioni teatrali legate alla tradizione locale.

Com’è arrivata alla Polonia?

All’Università volevo fare l’esame sul teatro spagnolo, ma il giorno della scelta ho perso il treno e mi è toccato quello polacco, che non voleva nessuno; dopo quell’esame mi sono appassionata alla Polonia. Poi come dicevo ho fatto la prof ed un giorno un mio amico ha segnalato il mio nome ad un giornale che aveva bisogno di un corrispondente dalla Polonia.

Ha avuto modo di conoscere bene il teatro di altri paesi?

Sono stata a molti festival in giro per il mondo, ma sempre  attinenti alla cultura Polacca.

Ha il ricordo netto di qualche spettacolo?

Ho cominciato a recitare all’età di otto anni.Il primo spettacolo di mio padre che  ricordo bene ė : ”I morti non pagano tasse” , la commedia che ha inaugurato il teatro Alle Grazie. Poi ho recitato un po’ in tutti i ruoli, sia comici che drammatici, ed ho partecipato anche alla composizione di alcune commedie insieme al papà.

Secondo lei teatro e tecnologia possono coesistere?

Il teatro e la tecnologia possono convivere solo rispettandosi: la seconda non deve mai prevaricare il primo. Inoltre siamo noi a dover usare la tecnologia, non viceversa come spesso accade.

In Polonia si rappresentano anche opere italiane?

Sì, le più famose  come quelle di Pirandello, Goldoni e Fo, ma sono spettacoli considerati  di “nicchia”. La comicità lì è più sobria e con una velata amarezza di fondo.

Come si può fare per ovviare alla perdita di pubblico del teatro?

Per avvicinare i ragazzi al teatro la cosa migliore è sempre educarli a scuola, far loro capire che non è noioso, pesante, difficile ed inutile come qualcuno pensa. La scuola però senza supporto esterno non può fare molto per mancanza di soldi ed organizzazione. Fino a qualche anno fa si sono fatti molti progetti di sensibilizzazione al teatro negli istituti, ma essi stanno via via scemando.

Ha uno spettacolo preferito, a cui suole assistere spesso?

Quando posso vado sempre a vedere il “Gelindo”, spettacolo a cui sono affezionata e che è stato mio argomento di laurea

Simone F.